Gianni Cerini sulla chiusura della casa di riposo Berardi: “non permetteremo alcuna speculazione edilizia o imprenditoriale”

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ATTUALITA’ – Pubblichiamo l’ultima, infuocata nei termini, intervista all’ingegnere Gianni Cerini, che da consulente del comitato dei parenti degli anziani della casa di riposo ” G. e F. Berardi” di Velletri, si è occupato di mantenere viva la questione e di prodigarsi affinchè la chiusura della struttura per anziani più antica di Velletri non passi come una normale evoluzione delle cose.

La struttura è stata chiusa, gli anziani, trasferiti con le ambulanze, presso la clinica Madonna delle Grazie. Da rappresentante del Comitato dei parenti, come ha visto vivere questa situazione e questo trasferimento coatto.

“’E’ stata un scena orribile che non credevo potesse accadere ai nostri tempi. Un dispiegamento di forze incredibile, al livello dell’arresto di Messina Denaro. Tanti Carabinieri tanti Poliziotti, funzionari della Pubblica Sicurezza e tre funzionari della Asl Rm6. Il tutto per 10 anziani dagli 80 ai 102 anni di cui 2/3 non autosufficienti. Sono andato via, mi avrebbero sicuramente fermato”.

Pensa ci siano speranze di poter riaprire la struttura più vecchia di Velletri, nell’accoglienza agli anziani? 

“Sicuramente, a breve registreremo il comitato e programmeremo una serie di iniziative che porteranno alla sicura riapertura come per lascito testamentario”.

Quali sono le prossime mosse che pensate di poter attuare e cosa avete ottenuto finora, vista la chiusura del Berardi?

“Il giorno 11 abbiamo presentato una denuncia alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Velletri, ma se sarà necessario la estenderemo ad altre Procure. Per ora abbiamo ottenuto tanto, soprattutto il fatto che hanno capito che la struttura non è della Chiesa e lo statuto approvato dalla Regione Lazio parla chiaro”.

La Regione Lazio, secondo lei, ma anche la Asl Roma 6, hanno vigilato efficacemente su questa situazione visto che la chiusura è stata giustificata dalla mancanza di un’autorizzazione? Come si è potuti passare da un bilancio in attivo a uno in passivo senza cercare prima, vie di soluzione?

“Questo è l’oggetto della denuncia. Abbiamo segnalato tutto per bene e ipotizzato il reato di esercizio abusivo della professione per il fatto che oltre ad essere adibita come casa di riposo si tenevano ospiti non autosufficienti a cui si somministravano farmaci e anche flebo. Ma le cartelle cliniche parleranno da sole”.

Lei pensa che gli amministratori che si sono susseguiti dal 2017 debbano essere perseguiti penalmente per il danno arrecato agli anziani, ai lavoratori, al fondatore ed alla città stessa perché la casa di riposo, come lei ribadisce sempre, non è della Chiesa ma è della città?

“Questo sarà deciso dalla Magistratura, a noi interessa solo la riapertura della struttura. Se la Fondazione è composta da Diocesi, Comune e Regione sono loro per legge che devono mettere i soldi. La Diocesi fino a un mese fa aveva incassato oltre 1,5 milioni dall’8 per mille. Il Comune fino a che la gestione Eta IPAB integrava i costi. Chi ha pensato di poter gestire con le rette degli ospiti ha fatto un grave errore. Anche perché non facendo i lavori, pur avendo nel 2017 oltre 700.000 euro di disponibilità, gli ospiti sono scesi da 38 a 10 circa portando il bilancio in grave disavanzo. Perché’ non hanno attivato il 5 per mille per reperire altri fondi, oltre a vendere un appartamento e mal utilizzare alcune donazioni? Ecco, il Comitato attiverà anche il 5% a favore del Berardi anche cercando concittadini benefattori verso questa grande missione di civiltà ed umanità che dura da oltre un secolo. Noi ce la metteremo tutta, questo deve essere chiaro a tutti, e non permetteremo alcuna speculazione edilizia o imprenditoriale”.

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