C’è delivery e delivery: quando la qualità paga. Appeteat racconta i propri fattori di successo

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Il 2022 si chiude con un’ennesima conferma positiva per la giovane e brillante start-up italiana: italiani per il loro territorio.

Nel cuore dei Castelli Romani, da un’idea di un gruppo di giovani imprenditori, nel 2018 nasce Appeteat, la prima piattaforma di food delivery che porta il servizio di consegna del cibo a domicilio nelle periferie e province minori laziali.

L’errore sarebbe quello di considerarla come un’altra piattaforma utile per chi non ha voglia di cucinare, non è così, dimostrato che la realtà di Appeteat è molto di più.

Il CEO, Luca Cianfanelli, chiarisce che l’idea alla base della start-up è stata fin da subito quella di dare valore alle eccellenze del territorio e di portare l’innovazione del food delivery proprio nei territori in cui le grandi multinazionali non concentrano la loro attenzione; è così che si genera un indotto importante che rimane e viene reinvestito nel territorio.

Appeteat, nel suo giovane e contenuto essere, non è certo interessata alle realtà molto diverse e colossi difficili da eguagliare, ma è piuttosto impegnata a farsi spazio nel cuore e nelle scelte di chi ama mangiar bene e ricevere un servizio di qualità, mantenendo fissi i suoi punti di forza e i suoi obiettivi.

Soddisfare i desideri culinari di tutti anche dei palati più esigenti accorciando le distanze tra i consumatori, è alla base del pensiero della start-up che decide di scegliere i migliori ristoranti da inserire nella rete dei propri partner, talvolta anche con contratti in esclusiva, e di curare ogni minimo dettaglio del rider e del partner stesso, per offrire la massima qualità e professionalità.

Camminando per le strade di Velletri, Albano, Genzano di Roma, Cisterna di Latina, Aprilia e per molti altri deliziosi spazi, si possono notare i tipici zaini cubici neri con il loro logo bianco di Appeteat, con cui i rider consegnano ogni sorta di delizia da una parte all’altra delle città.

E conoscendo da vicino questa realtà non può sfuggire neanche all’occhio meno attento la grande cura dei dettagli e l’attenzione ai materiali e alla pulizia che c’è dietro. Uno dei punti di forza, su cui non si transige in Appeteat, è proprio la cura nella pulizia di ogni borsa.

“Trasportiamo cibo, pertanto l’attenzione e la qualità nei confronti della pulizia deve essere la massima possibile; siamo noi stessi i nostri primi clienti, e quindi monitoriamo costantemente lo standard qualitativo che ci siamo imposti in relazione alla pulizia. Ogni rider che collabora con noi- riferisce ancora Cianfanelli – viene sin da subito educato ad una cura maniacale dello zaino; inoltre, periodicamente facciamo un richiamo degli zaini, con contestuale sostituzione, per provvedere ad una sanificazione totale grazie alla collaborazione con una società di servizi che si occupa di questo. Il periodo più intenso del Covid non ha fatto altro che confermare tutte quelle pratiche già in uso dall’azienda che continua a dare grandissima attenzione ad attività già dimenticate ai più”.

“Aggiungo inoltre che per quanto riguarda i rider la scelta del personale al quale affidiamo le consegne è meticolosa, sono loro la faccia del nostro servizio, sia nei confronti dei ristoranti partner che con i clienti finali” e conferma, non nascondendo fierezza e soddisfazione, il CEO Luca Cianfanelli “Ci piace garantire un servizio tipico delle grandi multinazionali – distanti dal cliente– ma con la differenza propria di artigiani minuziosi ai dettagli. Il nostro focus è quello di lavorare sulle aree di miglioramento garantendo sempre più una migliore esperienza di acquisto e di servizio agli utenti finali”.

Qualche numero?

Oggi Appeteat serve più di 100.000 pasti l’anno, a circa 40.000 utenti in 32 città, con prodotti offerti da oltre 500 ristoranti di ogni tipo.

 

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