Protesta degli avvocati di Velletri, chiedono di poter lavorare senza ostacoli per il Covid-19

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ATTUALITA’ – La Giustizia italiana con i suoi processi e  procedimenti in corso, sia civili che penali, vive uno dei periodi più bui dal dopoguerra. Le misure di confinamento o lockdown, per chi ama gli anglicismi, per sottrarre terreno fertile al virus Covid-19 ne hanno acuito i problemi. E usciti dal lockdown sono tutti lì pronti a scatenarsi proprio come tanti piccoli batteri per intorpidire ancora di più una macchina già in affanno che rischia veramente il blocco totale.

Ciò che lamentano gli avvocati ma anche parte del personale amministrativo è sostanzialmente questo: se il lockdown è stata una misura giusta lo sarebbe stata anche preparare il terreno alla ripartenza e invece sembrerebbe che dal Ministero della Giustizia la mancanza di visione vada di pari passo con la mancanza di soluzioni.

 

Così stamattina di fronte al Tribunale di Velletri, il secondo per importanza fra quelli territoriali italiani, dopo quello di Santa Maria Capua Vetere, si sono ritrovati un centinaio di avvocati del Foro per protestare la mancata organizzazione del lavoro post-Covid.

Lamentano sostanzialmente l’impossibilità di lavorare, fra continui rinvii di udienze, cancellazioni, problemi ai quali si è aggiunta la problematica del distanziamento sociale, della sanificazione dei locali, ecc. la quale, sembrerebbe anch’essa organizzata con un solo punto fermo: si naviga a vista.

Il comitato di protesta degli avvocati, formatosi spontaneamente dopo lunghe giornate di lavoro complicato, stamattina alle 11 ha manifestato esponendo striscioni di protesta, poi prima di incamminarsi lungo il piazzale antistante il palazzo di Giustizia, ha intonato l’inno d’Italia e un coro in cui si chiedeva di poter lavorare con continuità e in sicurezza affinchè la macchina della Giustizia non vada in blocco totale.

Poi il gesto più eclatante, alcuni di loro hanno gettato a terra i Codici: segno dell’impossibilità di poter continuare a svolgere una professione che fa da trade-union fra i diritti dei cittadini e la loro applicazione nel concreto.

 

 

L’avvocato Adriano Perica, uno dei promotori dell’iniziativa e che stamattina era assieme ai colleghi a manifestare, ha rilasciato una serie di dichiarazioni in merito al motivo della protesta.

Avvocato Perica perchè state protestando? Qual è il motivo scatenante?

“In tutta Italia, non solo a Velletri c’è un sostanziale fermo della Giustizia, questa iniziativa non si è svolta solo qui ma anche in altre importanti città italiane. Il problema è che il numero delle udienze si è drasticamente ridotto, nonostante ci siano le possibilità di farle svolgere in sicurezza. Ridotta anche la possibilità della forma scritta a distanza, e non si spiega per quale motivo. Ma soprattutto stiamo subendo una limitazione estrema nell’accesso agli uffici, alle cancellerie. Dobbiamo visionare i fascicoli, i documenti, ma gli orari sono molto ridotti. Una casella mail che era stata messa a disposizione per le prenotazioni non ha dato alcuna risposta e siamo costretti così a stazionare fuori dal Tribunale, in fila, entrando in numero limitatissimo. Con questi ostacoli non possiamo svolgere il nostro lavoro. Manca un’organizzazione nuova degli uffici che vogliamo lavorino in sicurezza ma che ci lascino lavorare”.

In concreto cosa è successo al termine del lockdown.

“E’ accaduto che ci sono stati dei continui rinvii delle udienze fino al 2021, spostando così le problematiche al nuovo anno e creando ulteriori problemi all’annoso problema della durata dei processi. Questo causerà una ricaduta micidiale sui cittadini che già soffrono per la situazione complicata che stiamo vivendo”.

Faccia tre proposte da mettere in campo per migliorare la situazione.

“Premettendo che già abbiamo fatto proposte sia a livello nazionale che locale, segnaliamo che il problema è che è stata lasciata ai singoli dirigenti dei singoli Tribunali la possibilità di assumere delle iniziative per affrontare questo momento, quindi ognuno ha assunto delle decisioni diverse e già questa difformità non si spiega. Le proposte sono molto semplici ed operative: incrementare la possibilità di accesso alle cancellerie, possibilità di utilizzare gli strumenti telematici, soprattutto per le prenotazioni di cui parlavo prima ma che però abbiano una risposta, con entrate ad orario, possibilità di fare più udienze anche con la trattazione scritta. Ma si possono fare anche in presenza perchè le nostre aule, in alcuni casi, sono anche di 100 mq dunque il distanziamento si può più che rispettare. Banalmente, si può sapere perchè i lavoratori dei supermercati possono lavorare, facendo anche entrare gente in maniera contingentata e nei Tribunali no?”.

Che risposte avete ottenuto dal Ministero della Giustizia?

“Il problema è soprattutto questo: non c’è stata una capacità di dirigere dall’alto, con delle regole uniformi. La Giustizia è in sofferenza da anni, il Covid-19 ha acuito le problematiche che già esistevano. La carenza degli investimenti di personale ha creato un’accumulo di pratiche impossibili da smaltire che è drammatico da tempo. Non riuscire a svolgere un’attività continua in questo periodo produrrà effetti devastanti nel periodo successivo. Noi avvocati siamo sempre rimasti a disposizione per trovare soluzioni e continuiamo ad esserlo. Se stiamo manifestando è perchè l’interlocuzione non ha prodotto effetti. Noi siamo un comitato spontaneo di professionisti che manifestano non solo perchè sono impossibilitati a svolgere il proprio lavoro ma soprattutto per rivendicare i diritti dei cittadini che chiedono Giustizia”.

 

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