ACEA PIGLIA TUTTO: SI “AGGIUDICA” L’AUMENTO DEL 3.5% SULLA TARIFFA

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ATTUALITA‘ – Sei ore è durata la Conferenza dei Sindaci, svoltasi martedì 17, nella sede della Provincia di Roma.
Di fronte ad un ordine del giorno di 12 punti il cui punto focale restava il rapporto tra Acea e i Comuni ebbene i punti di accordo nella sostanza, sono stati veramente pochi. Come ha scritto in un lungo rapporto sulla giornata, quasi una lettera di sfogo, l’assessore ai Beni Comuni del Comune di Velletri, Sergio Andreozzi, in un contratto le parti devono avere pari dignità, ebbene dall’incontro questo principio sembra non sia emerso. 

I Comuni facenti parte della Conferenza sono 101, ma presenti erano 11 che hanno potuto decidere per tutti e tra i presenti la “superpotenza” Roma, che ha garantito il numero legale. Quello che emerge è che con tutti i problemi di inquinamento dell’acqua (fluoro, arsenico), con i disservizi che la popolazione vive, a Velletri, in piazza Mazzini, campeggia ogni giorno l’autobotte Acea e con la mancanza di acqua che si fa sentire per lunghi periodi in estate, si è deciso comunque l’aumento della tariffa idrica del 3,5%. Come al solito i cittadini devono pagare il costo più alto.


LETTERA DELL’ASSESSORE SERGIO ANDREOZZI

Un contratto si può giudicare un buon contratto quando e le parti che lo sottoscrivono hanno pari dignità. Sulla base di questo assunto non possiamo che dichiararci insoddisfatti dall’esito della Conferenza dei Sindaci di questo oggi. Dodici i punti all’ordine del giorno, alcuni di fondamentale importanza per il futuro del rapporto di gestione del sevizio idrico integrato S.I.I. L’avvio della discussione sembrava positivamente segnato da una certa disponibilità ad alimentare un confronto autentico e rispettoso del mandato di ogni Sindaco membro dell’Assemblea. 
Scontato l’azzeramento della remunerazione del 7% del capitale di prossimo investimento secondo l’indicazione del referendum, giudichiamo positivamente l’ampliamento a 17 mila euro di I.S.E.E. come anche il rinvio delle decisioni per quanto concerne le diatribe con i Consorzi di bonifica e con l’ATO 3 di Rieti che avrebbero potuto pesare sulle tasche degli utenti dell’ ATO 2 per oltre 80 milioni di euro per pendenze risalenti agli anni 2002, 2003, 2004, in attesa di un parere legale circa la legittimità di richiedere il contributo (pari ad un contributo del 2%) anche a quei comuni all’epoca che in quegli anni non rientravano dal servizio con Acea. Ulteriore segnale distensivo è sembrato poi il riconoscimento da parte di Provincia di Roma e STO di dare maggior peso agli eventuali emendamenti dei Sindaci di fronte al nuovo Regolamento d’utenza e la nuova Carta dei Servizi, cosi come proposti in molti passaggi appaiono palesemente sbilanciati a favore del gestore. Questo clima è però durato poco. 
Segni di insofferenza e di diversità di vedute con Roma Capitale si sono avuti a riunione ristretta e precisamente a partire dalle ore 14.10, quando dei 62 sindaci presenti ne rimangono solo 12 anche se mancavano ancora 6 delibere tra le quali l’aumento della tariffa, gli investimenti ed i bilanci di Acea. Così il Comune di Roma, inizia a far valere il suo peso sul resto dei comuni della Provincia. La STO propone 365 euro a punto acqua pubblico; qualche Sindaco vorrebbe la gratuità; la Provincia propone pagamento a consumo con contatore gratuito altri propongono 100 euro a fontanella con l’obbligo di istallare rubinetti pena pagamenti di maggiore portata rispetto ai 365 prospettati. Il voto favorevole della maggioranza serve a poco vista l’opposizione del Comune di Roma. 

Scarsa importanza si è data all’applicazione ed alla trasformazione del parametro MALL che definisce la qualità del servizio e ne condiziona il costo. E se pur vero che è apprezzabile essere riusciti per la prima volta a multare il gestore e che la trasformazione di questo parametro in qualcosa altro è ancora in fase embrionale, non si doveva approvare l’applicazione di tale parametro per ciò che concerne la soddisfazione del cliente e la qualità dell’acqua fornita negli anni passati. Non è possibile, infatti ,valutare ottimale la qualità dell’acqua fornita negli anni passati agli utenti dei Castelli Romani; acqua ai limiti della potabilità a causa dell’arsenico, fluoro e vanadio; come non è ammissibile che la ASL RM H non abbia fornito i relativi dati, sicuramente raccolti, con i quali si sarebbe potuto multare in maniera più pesante il gestore. 

Tutti da verificare e da controllare i piani di investimenti previsti dal gestore. Alcuni sono code di precedenti investimenti ancora non portati a termine o nemmeno iniziati e soprattutto il piano presentato prospetta maggiori investimenti negli ultimi anni e pochissimi nei primi. 

Inammissibile, infine, è l’aver deliberato in questa seduta l’aumento tariffario del 3,5% non considerando che non si conoscono le cifre esatte per i contenziosi in corso , ne se effettivamente tutti i comuni della Ato2 dovranno pagarle e soprattutto è inammissibile chiedere ai cittadini di pagare di più un servizio con molte pecche, soprattutto per ciò che concerne il nostro Comune, dove si registrano turnazioni anche in inverno, mancati allacci, acqua di scarsa qualità e ritardi nei lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria. La vera beffa è l’aver visto votata tale importante delibera, senza possibilità di replica, soltanto da sette comuni su 122, due dei quali commissariati ed uno fuori dalla gestione Acea. La cosa ancora più deprimente è l’aver subito lo strapotere di Roma che è stata determinante pur essendo proprietari al 51 % della società che gestisce tale servizio.

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